La più grande sorpresa e il film più interessante, da ogni punto di vista, è il vero documentario della giornata di ieri Mon Petit [t.l. Piccolo mondo] (Spagna, 2012) di Marcel Barrena (Mon petit non è francese ma catalano...) che dà al documentario una nuova spinta etica.
Il film documenta il viaggio che il giovanissimo (20 anni) Albert Casals fa da Barcellona alla Nuova Zelanda, senza soldi e in sedia a rotelle. Un viaggio durato più di sei mesi documentato direttamente da Albert e dalla sua ragazza che lo accompagna, più propenso a vivere l'esperienza del viaggio che a farne le riprese per cui la documentazione viva rimane fuori dal documentario perchè, come commenta Albert, le cose per farle accadere non le puoi riprendere.
Non si tratta tanto o solo di un principio di estetica documentaristica ma di una esigenza pragmatica. Albert viaggia senza denaro, chiedendo passaggi e ospitalità in tutti i Paesi che attraversa, e una videocamera accesa in mano non è certo il migliore dei biglietti da visita.
La sua ragazza presto è costretta ad abbandonare il viaggio per sopraggiunti motivi di salute e Albert rimane da solo ma mai in solitudine.
Intanto tra una ripresa e l'altra il documentario ci mostra i commenti di Albert stesso, in studio, seduto per terra, dietro di lui la sedia a rotelle con la quale si muove, mentre commenta storie ed esperienze dei vari viaggi già fatti. Allo stesso modo vengono ripresi il padre, la madre e la nonna di Albert che commentano il carattere di Albert e le vicissitudini che lo hanno condotto su una sedia a rotelle (effetti collaterali della chemio contro la leucemia avuta a 8 anni).
Albert ha una capacità empatica di comunicare con il prossimo che nel film non viene documentata nel momento delle primo contatto ma solo quando ragazzi e ragazze lo ospitano nelle loro case, nelle loro camere d'albergo, quando la polizia dei vari stati gli permette di dormire anche dove non potrebbe, mentre altre testimonianze vengono raccolte, quelle dei genitori della sua ragazza e delle amiche di lei, o mentre vediamo immagini di vecchi filmati casalinghi che ritraggono un Albert ancora bambino o pre-adolescente, a casa o in ospedale, quando decide di usare la sedia a rotelle anche se la paralisi ale gambe non è totale (ma i tutori oropedici non gli garantiscono la stessa velocità di movimento della sedia a rotelle).
Mon petit traccia così i confini etici tra cosa è documentabile e cosa no e nello stesso momento attesta l'etica di Albert che è determinato a fare della sua vita uno strumento di libertà, felicità, amore e coraggio.
Un film che apre un nuovo capitolo non solo nella storia del documentario ma del racconto stesso e che sa farsi testimonianza della gioia e della sofferenza della vita di un ragazzo senza la minima retorica.
Il film sarà replicato lunedì 12 alle 20.30.
Se avete modo non lasciatevelo scappare.
Le quattro pellicole di questa secvonda giornata di Festival diversissime tra di loro registrano lo stato di salute del cinema spagnolo, di un Paese che tiene alla propria cultura e alla propria cinematografia tanto da portarla in un paese straniero come il nostro che non sa fare altrettanto.
Oggi il terzo giorno di proiezioni.